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Giornalino on-line

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In questa sezione verranno inseriti i lavori realizzati dai nostri "piccoli redattori" su tematiche analizzate a scuola, eventi e manifestazioni a cui hanno partecipato, ed altro ancora ... 

 

ANNO SCOLASTICO 2018-19

IO E L'UNIVERSO DI ISOLA DEL LIRIenlightened

 

...............enlightened
.....

 

ANNO SCOLASTICO 2016-17

AUTORITRATTI D'ARTE enlightened

GLI STUDENTI DEL PLESSO PADRE RODRIGO DI ROCCO DELLA SCUOLA SEC. DI I GRADO SONO LIETI DI PRESENTARVI I DIPINTI REALIZZATI A SEGUITO DELLE USCITE DIDATTICHE SUL TERRITORIO.

OGNUNO HA SCELTO LO SFONDO A LUI PIÙ CONGENIALE, E CON LA GUIDA DELLA PROF.SSA MARISA TRABAZOS HA REALIZZATO IL PROPRIO AUTORITRATTO.

BUONA VISIONE!

  • Autoritratti d'arte (pdf, 3,4Mb)
Gli studenti delle classi II e III del plesso Sec. di I grado “Rodrigo di Rocco”

CASTELLIRI  enlightened

IL TERRITORIO IN CUI VIVO, MI RELAZIONO, AGISCO

Gli studenti del plesso di scuola sec. di I grado "Padre Rodrigo Di Rocco" di Castelliri hanno realizzato durante l’anno scolastico attività, incontri, uscite didattiche, laboratori, che hanno permesso loro di interagire con il territorio comprendendone in primis la struttura attuale, l’evoluzione a partire dal castrum medioevale, la storia che lo accomuna al vicino comune di Isola del Liri. Le classi hanno svolto in modo interdisciplinare ogni indagine, arricchendo le loro conoscenze in modo perlopiù esperienziale.

 

Ecco i loro lavori:

Castelliri: territorio
Castelliri: topografia 
 

IO E L'UNIVERSO DI ISOLA DEL LIRI enlightened
A conclusione del lavoro di quest’anno scolastico sul Progetto “Io e l’universo”, le Insegnanti Luana Iafrate, Anna Restituta Lieghio, Gianna Quadrini e Stefania Scala propongono tre presentazioni con Power Point, realizzate dagli alunni della sez. D della S. M. S. “Ex G. Baisi”.

Alla prima, riguardante la cultura isolana, hanno dato il loro contributo alunni di tutte e tre le classi: essa descrive lo stemma isolano, gli elementi propri dei nostri abiti tradizionali e alcuni piatti tipici delle nostre zone.

Nel file dello stradario sono indicati i nomi delle principali strade di Isola del Liri Superiore, con breve esposizione dell’origine del loro nome o della storia dei personaggi a cui sono intitolate. Il lavoro è fruibile in italiano ed inglese, ed è stato realizzato dagli alunni della III D.

Infine, abbiamo il prodotto riguardante le cose interessanti ed artistiche da visitare ad Isola del Liri Superiore. I ragazzi della II D sono andati in giro per il loro territorio e hanno guardato in modo nuovo le cose da sempre familiari: attraverso l’obiettivo hanno riscoperto la bellezza di monumenti evidenti e di scorci e particolari, tracce di un passato che è diventato il loro presente, da conservare e valorizzare. Ne hanno studiato la storia e le caratteristiche, accrescendo la loro conoscenza del territorio in cui vivono e con cui si relazionano.

Tutti i partecipanti hanno imparato ad amare di più il loro ambiente ed, in più, la maggior parte degli studenti ha ampliato le proprie competenze tecnologiche sia usando adeguatamente la macchina fotografica, sia uno strumento informatico qual è Power Point.


Scarica i lavori:

- Stemma, costumi e ricette
- Da vedere a Isola Superiore
- Mappa stradale
 
Gli studenti della sezione D  del plesso Sec. di I grado “Baisi”

TI RACCONTO UNA STORIA 
 

Allegati:

- "Ti racconto una storia"

Gli studenti della classe I B  del plesso Sec. di I grado “DanteAlighieri”

 

Scarica l'elaborato: Le petit prince (pdf, 700kkb)

LE PETIT PRINCE 

Nell’ambito del progetto “L’universo in cui vivo, mi relaziono e agisco” noi alunni della classe 3B della Scuola Secondaria di I grado D. Alighieri, guidati dalla prof.ssa di lingua francese Antonella Truini, abbiamo letto e approfondito il meraviglioso libro “Il piccolo principe”. Si tratta di un romanzo fantastico che narra del viaggio di un principe, che per conoscere l’universo, vaga da un asteroide all’ altro. E durante il suo cammino incontra personaggi particolari: un re triste perché non ci sono uomini a servirlo, un ubriacone che continua a bere, un uomo che accende e spegne continuamente i suoli lampioni. Ma è proprio dietro a queste stravaganti personalità che si celano le virtù e i vizi di ciascun uomo che, travolto dal suo stesso egocentrismo, finisce per dimenticare anche se stesso. La storia, nella sua semplicità costituisce una perla per tutti coloro che credono nell’amicizia, per tutti quegli adulti che hanno dimenticato di essere stati bambini e tutti coloro che ogni giorno guardano l’universo con occhi nuovi. 

Munendoci di buona volontà, spirito di squadra e un pizzico di fantasia abbiamo realizzato un cartellone ritraendo la scena emblematica dell’intero racconto: il piccolo principe e la volpe in contemplazione dell’universo meraviglioso che si struttura davanti ai loro occhi.

L’immagine rappresenta il senso profondo del libro: due esseri, insieme, uniti dalla felicità derivante dall’amicizia che sono stati capaci di costruire insieme. 

 

Gli studenti della classe III B del plesso Sec. di I grado “DanteAlighieri”

 

Scarica l'elaborato: Le petit prince (pdf, 700kkb)

IL SOLE 

 

Andrea Nardelli, classe V del plesso Primaria “Mazzini”

 

Scarica l'elaborato: Il Sole (ppt, 1.7Mb)

LA STORIA DEL NOSTRO CASTELLO 

Era una notte cupa e la foschia rendeva tutto più tenebroso. Nel giardino del castello Boncompagni la foschia si addensava e diventava luminescente, finché si delinearono due figure: portavano una tunica lunga aperta aventi e sul dietro una larga scollatura, le maniche fino a metà braccio; era legata alla vita con una cintura e ricadeva su dei pantaloni aderenti. Calzavano stivali scuri come i loro guanti. A completare il loro abbigliamento sfoggiavano un mantello ornato da pelliccia. 

Si somigliavano e il loro saluto rivelò la parentela: "Salute a voi, cugino Leonardo!" "Salute a voi, cugino Giovanni! Avete visto qui intorno com'è cambiato nel tempo il nostro maniero? Alla fine del Quattrocento, quando il nostro insigne zio, Papa Sisto IV, diede lustro alla famiglia della Rovere donandoci questa terra di Insula Filiorum Petri, c'era solo la torre e la zona sottostante.”

“Ho veduto caro cugino e rimembro che tutt’intorno c’erano boschi rigogliosi ricchi di selvaggina che noi cacciavamo. Ricordo i grandi banchetti fatti in onore di tua moglie Giovanna d'Aragona e della mia adorata Giovanna di Montefeltro di Urbino. Le deliziose pietanze che gustavamo insieme alle trote del Liri, al pane fatto con il grano dei contadini del ducato, alle verdure, ai legumi e alla frutta innaffiati dal buon vino del luogo!”

“Sì, va bene, però queste cose le hai mangiate anche con i baroni nel 1496, quando organizzaste una congiura a favore del re francese Carlo VIII e contro Ferdinando II di Aragona.” 

“Sono stato fortunato perché sono stato l’unico che non è stato punito e giustiziato, ma anzi gli Aragonesi mi hanno perdonato e mi hanno ridato il ducato che ho potuto dare al mio figlio Francesco Maria il vecchio nel 1501.

 

Ma Insula Filiorum Petri è sempre stata terra di lotte. Fino al 305 A.C. vi sono vissuti i possenti Volsci, dopo di che il territorio è stato conquistato dai Romani. All'inizio del Medioevo si chiamava Isola; infatti, nei documenti ufficiali si parlava di Civitas Isola o Castrum Isola. 

Quassù, probabilmente, c'erano solo poche casupole, ma vi si rifugiavano gli isolani quando arrivavano i barbari e i turchi perché c'era il ponte levatoio sulla cascata grande.”

"Caro cugino hai ragione, ma qui c'erano anche dei luoghi di culto: nel 989 si parlava della cella di San Benedetto in Colle dell'Isola; nel 1004 un certo Ranieri, gastaldo di Sora, ricevuto in eredità il luogo, lo donò ai monaci di Montecassino e di una Chiesa di Colle dell'Isola si parla nel Privilegio di Enrico Imperatore del 1047."

"Ma anche a causa delle guerre della Chiesa, Isola è stata vittima di distruzioni; quella che ora si chiamava Insula Filiorum Petri era alleata con Innocenzo III e Federico II la fece radere a suolo. Ma dal 1250, con Carlo d'Angiò, la cittadina si riorganizzò e le scarse fortificazioni furono affidate ad un contergius."

"Da allora ci sono stati diversi proprietari di Insula Filiorum Petri: ci furono i Celano, nobili della Marsica; i duchi di Sora, i Cantelmo, perché Nicolò Cantelmo sposò Antonella Celano. Ma, oltre ai begli avvenimenti, nel 1463 ci fu un altro scontro tra Angioini e Aragonesi e la torre venne distrutta dalle milizie del papa."  

"Fu in questa occasione che Insula Filiorum Petri tornò ad essere proprietà papale. Fu così che nostro zio, Sisto IV, poté donarcela."

“Noi lo abbiamo tenuto fino al 1580, quando l’abbiamo venduto a Papa Gregorio XIII dei Boncompagni, che lo donò a sua volta a suo figlio Giacomo (Jacopo per altre fonti) il quale doveva sposare Costanza dei Conti Sforza di Santa Flora. L’ultimo duca fu Antonio Maria Boncompagni che ne fu proprietario fino al 1795, dopo di che Isola passò al Regio Demanio di Napoli e il castello fu chiamato Palazzo regio.” 

“Il castello fu testimone di un’altra strage di innocenti quando, nel 1799, i francesi massacrarono centinaia di isolani.” 

“Fu poco più tardi che il castello fu affittato a due borghesi, Lamber e Mazzotti, e poi a Giuseppe Polsinelli e poi ancora ai Gaietani di Laurenzana." “Oggi è della famiglia Viscogliosi perché, nel 1924, lo ha acquistato l'Ingegnere Angelo.” 

“È per le attività dei borghesi che il nostro ducato prima fu Isola di Sora, poi Isola presso Sora e infine Isola del Liri: per far arrivare direttamente la corrispondenza.”

“Ma ora non c’ è più tempo per parlare, cugino Giovanni il sole sta sorgendo. A domani notte.” 

“Sì, cugino Leonardo, ci ritroveremo allo scoccar della mezzanotte.” 

Uno spiraglio di luce filtrò tra gli alberi diradando la nebbia e gli spettri si dissolsero, nel cortile del loro castello; un raggio di sole illuminò il parco e la chiesetta circolare; altri attraversano le vetrate e manifestano i colori della sala delle rondinelle, degli stucchi e tutte le altre. Il bagliore del sole abbracciò la torre e il ponte della dimora posti su un blocco di tufo, a lato della grande cascata, unica in Europa al centro del paese.

Sec. di I grado, classe IID del plesso “Ex G. Baisi”

 

Scarica l'elaborato: La storia del nostro castello (pdf, 58Kb)

IL SISTEMA SOLARE 

 Anno scolastico 2016/2017

Scuola Secondaria di primo grado plesso “Di Rocco”, studenti Lorenzo Giovannone e Samuele Fabrizi - Classe IIB
 
Scarica il lavoro degli studenti: Il sistema solare (pdf, 3.8Mb)

TRE DONNE, UN IMPEGNO 

Il nostro tempo ha bisogno incessantemente di pace, tutela dei diritti umani, considerazione per culture e religioni diverse, rispetto per chi non ha il nostro stesso colore di pelle. Le donne sono da sempre impegnate in ciò perché, secondo me, essendo madri, capiscono meglio l’essenza dell’uomo e sono più sensibili. Lo sono da sempre e sempre, non solo l’8 marzo. Per questo, oltre la festa della donna, voglio portare a tutti, ragazze e ragazzi, l’esempio di tre donne che nella loro lotta ordinaria sono straordinarie.

Ho deciso di parlare di donne eccezionali che per la pace e la giustizia hanno fatto molto: Teresa Sarti Strada, Giusi Nicolini e Malala Yousafzai. 

La prima, morta a causa di un tumore nel 2009, è stata la presidente e cofondatrice insieme al marito Gino Strada, dell’ONG Emergency. Il suo impegno diventa totale quando assume la carica di presidente di Emergency e accompagna il marito, divenuto chirurgo, nei luoghi di guerra dove molti innocenti, tra cui tantissimi bambini, perdono la vita. In 15 anni hanno assistito e curato, aiutati da altri medici ed infermieri volontari, oltre 3 milioni di ammalati, feriti, mutilati. Contraria alla guerra e pacifista convinta, Teresa Strada rimane il simbolo di una battaglia difficile da combattere, perché oltre a dover lottare contro uomini senza scrupoli, si è battuta anche per farsi ascoltare dai politici di tutto il mondo.

Forse io sono ancora piccolo per capire le dinamiche che stanno dietro una guerra, ma una cosa la capisco di sicuro: che i soldi non valgono la vita di innocenti e che donne come Teresa Strada ce ne vorrebbero di più. Soprattutto dovrebbero essere ascoltate e considerate anche in campo politico.

Un’altra donna che mi ha colpito per le sue azioni e le sue parole, è stata Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa. Un giorno ho ascoltato in Tv una sua intervista e le sue parole mi hanno colpito tanto da andare a cercare notizie su di lei. Ho così scoperto che Giusi Nicolini è diventata il simbolo dell’accoglienza e della dignità: infatti ogni uomo, donna o bambino che sbarca a Lampedusa, viene considerato da lei e dai suoi concittadini, come un fratello, un figlio! Sogna infatti che il “il Mediterraneo sia davvero mare di pace non di guerre dichiarate alla civiltà, all’accoglienza, alla giustizia.” A lei “piacerebbe che la legalità in Italia e nel Mediterraneo fosse una cosa normale e non l’eccezione da sottolineare con qualche premio così come la solidarietà.”

Queste parole hanno un enorme significato, sono parole di denuncia, di cose che quotidianamente accadono e noi non possiamo far finta che questo sia normale. Lei chiede solo uguaglianza, dignità e rispetto per ogni persona che scende da quelle barche e che spesso non ha più famiglia o affetti, ma è denigrato e isolato dalla società.

Un’altra donna coraggiosa, che ha combattuto per il diritto allo studio e all’educazione, è Malala Yousafzai, giovane pakistana che ha subito attentati e persecuzioni solo perché vuole che nel suo paese, il Pakistan, tutti i bambini e le bambine abbiano la possibilità di studiare ed andare a scuola.

 Malala ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 2013 perché, nonostante l’odio che i talebani provano per lei, ha dichiarato che anche i loro figli hanno diritto ad una adeguata istruzione. Celebre è una sua frase: “un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo.”

Queste frasi, quella di Malala e di Giusi Nicolini, sono frasi profonde e con un grande significato; ma cosa più importante è che loro hanno avuto il coraggio di renderle pubbliche e nel caso di Malala, di rischiare anche la vita.

Secondo me, queste donne, come tante altre operatrici di pace, devono essere ascoltate e aiutate non solo a parole, ma anche con fatti concreti, sia da noi semplici cittadini che da uomini ai vertici economici e politici di tutto il mondo.

 
Elaborato di Lorenzo Perna,
Sec. di I grado, classe IID del plesso “Ex G. Baisi”

 

Scarica l'elaborato: Tre donne, un impegno (pdf, 48Kb)

GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE 

 25 NOVEMBRE 2016

 

 
Anno scolastico 2016/2017
Scuola Secondaria di primo grado plesso “D. Alighieri”, Classi IIIA, IIIB, IIIC
 
Scarica il lavoro degli studenti: Non una di meno (pdf, 15.1Mb)

CYBER BULLISMO 

 INCONTRO CON LA POLIZIA DI STATO

Lunedì 26 ottobre 2016 noi alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di I grado dell’Istituto Comprensivo Isola del Liri ci siamo recati presso il nuovo teatro comunale del paese per assistere ad un incontro con il personale della Polizia di Stato. L’argomento trattato è stato il cyberbullismo. Con il termine cyberbullismo si indicano atti di bullismo e di molestia protratti nel tempo tramite mezzi elettronici come l’e-mail, le chat, i blog, i siti web, i telefoni cellulari. Il cyberbullo può essere un estraneo o una persona conosciuta dalla vittima; può agire singolarmente o può essere supportato da altri; può rivelare la propria identità o muoversi tra le nuove tecnologie rimanendo anonimo, <<protetto>> da uno pseudonimo o un soprannome. Gli attacchi possono verificarsi ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette. Le vittime molto spesso sono nostri coetanei che in genere sono riluttanti a confidarsi con i genitori e gli insegnanti. Ciò avviene per il timore sia di una reazione eccessiva da parte degli adulti che li induca ad adottare delle regole restrittive nell’utilizzo di Internet, sia di una vendetta da parte dei cyberbulli.

 L’incontro è stato aperto dalla nostra Preside che ci ha illustrato lo scopo dell’iniziativa e chi avrebbe preso parte all’incontro, invitandoci a prestare attenzione e a non tralasciare neanche una parola detta dalle autorità. La dottoressa Cristina Pagliarosi della Questura di Frosinone, accanto al Sostituto Commissario Tiziana Belli ha posto alla platea un quesito molto importante: quanti di noi presenti hanno già un profilo su un social che impone un limite di età di almeno quattordici anni. Almeno la metà di noi ragazzi ha alzato la mano e le due autorità presenti ci hanno fatto riflettere sul fatto che già questo è una violazione ai normali criteri imposti per accedere ad un sito web. Hanno proseguito raccontandoci la vicenda vissuta da una nostra coetanea tredicenne che, in seguito alla separazione dei genitori e ad un cambio di città, si era ritrovata nella solitudine più totale e ciò che secondo lei poteva aiutarla era accedere alla vita virtuale. Ha conosciuto e si è infatuata, attraverso una piattaforma digitale come Facebook, di un presunto diciassettenne. In seguito la ragazza ha acconsentito alla richiesta di inviargli una sua foto a seno scoperto. Quella ingenua azione si è rivelata l’inizio di una lunga serie di schiavitù e di ricatti che costringevano la ragazzina a compiere azioni sempre più umilianti. Grazie all’intervento di un parente ella finalmente ha deciso di denunciare l’accaduto ed ha scoperto che colui che si mostrava come il ragazzo perfetto non era altro che un pedofilo. Gli esperti ci hanno messo in guardia dai rischi che corriamo diffondendo le nostre immagini su piattaforme apparentemente private come Whatsapp. Ci hanno spiegato che le nostre immagini, soprattutto quelle più intime o che non ci piacerebbe mostrare agli estranei, nonostante inviate in una chat privata, potrebbero essere sempre pubblicate in qualsiasi momento e potrebbero rappresentare una minaccia alla nostra privacy. Ci hanno inoltre ricordato che ciò che viene pubblicato sul web non può mai essere definitivamente cancellato perché facente parte della piattaforme virtuale. Abbiamo appreso inoltre che le conseguenze sulla vittima posso essere molteplici: depressione, ansia, paura, scarsa autostima che, inevitabilmente, si ripercuotono sullo sviluppo psicofisico di noi ragazzi e nei casi più gravi la vittima può arrivare persino al suicidio. Ci hanno spiegato che per impedire che questo fenomeno accada è fondamentale la prevenzione: il punto di partenza potrebbe essere quello di non inviare immagini o foto. Noi alunni siamo intervenuti rivolgendo domande al personale della Polizia di Stato che con risposte esaurienti hanno soddisfatto le nostre curiosità. A nostro parere questa esperienza si è rivelata molto positiva ed utile e, anche se eliminare definitivamente il fenomeno risulterà molto complicato, ponendoci degli obiettivi e perseguendoli nel tempo, possiamo fare molto affinché nessuno più in futuro debba vivere simili esperienze.

Gaia Gabriele e Anna Lecce 

disegno di Simona Cianfarani

 
Anno scolastico 2016/2017
Scuola Secondaria di primo grado plesso “D. Alighieri”, Classe IIIB
 
Scarica il lavoro degli studenti: Cyberbullismo

 

ANNO SCOLASTICO 2015-2016

EMOZIONI IN VOLO 

Provare emozioni è un privilegio e imparare a esprimerle ci aiuta ad avvicinarci a coloro che amiamo e ad essere felici.

In virtù di ciò gli alunni della classe IIIA della sede “Dante Alighieri”, attraverso un percorso di studio incentrato sulla conoscenza delle emozioni e sullo sviluppo dell’intelligenza emotiva, hanno avuto l’opportunità di scoprire, identificare e differenziare le emozioni, di parlare dei loro sentimenti ed approfondire la consapevolezza di sé.

L’attività si è rivelata un valido strumento pedagogico per aiutare i ragazzi a diventare adulti consapevoli e capaci di affrontare le sfide della vita.

Anno scolastico 2015/2016
Scuola Secondaria di primo grado plesso “D. Alighieri”, Classe IIIA
 
Docenti referenti: Stefania Molin e Anna Perna

 

Scarica il lavoro degli studenti: Emozioni in volo

MEMORIE DAL TERREMOTO: racconto 

Si chiamava Mario Quadrini, abitava in via Maria, nel Comune di Casamari.

Ancora oggi non riesce a dimenticare i tragici eventi del terremoto della Marsica. Il 13 gennaio 1915 è una data che per sempre rimarrà scolpita nel suo cuore. Il boato e le oscillazioni di quella mattina le ha impresse nella memoria. Un lieve scricchiolio, poi un rumore che monta, le vibrazioni degli oggetti intorno a lui: il piccolo lume del suo letto, il catino vicino a sua moglie, le imposte di legno che sembravano impazzite. Ed ecco cadere i calcinacci e loro di corsa a ripararsi sotto l’unico muro maestro. Polvere, polvere ed ancora polvere. Per fortuna si trovano ancora sani e salvi alla fine delle oscillazioni. Non hanno mai smesso di  ringraziare il Cielo  per avergli dato una  dimora sicura. Le tre stanze della loro misera abitazione avevano retto. Qua e là c’erano calcinacci sul pavimento, ma erano danni superficiali. Presi i primi abiti dalla cassapanca, si sono fatti coraggio e sono usciti a cercare i vicini; alcune case avevano retto, altre no. Immediatamente con altri superstiti Mario si  offerse volontario. I monaci della vicina abbazia avevano già inviato i primi soccorsi; lui era stato mandato a Castelliri, un piccolo paesino nella Valle del Liri. Appena arrivato, lo colpì subito la devastazione e la disperazione degli abitanti: chi aveva perso i propri cari, chi tutto ciò che aveva. Il suo gruppo era formato da una decina di elementi e il loro compito era quello di prestare soccorso agli abitanti. Mario lascia sua moglie con una cugina, anche lei scampata al pericolo, e si avviò. Insieme a dieci suoi compagni, incominciò a percorrere le strade ormai coperte dalle macerie. I due soccorritori inviati dall’abate gli avevano offerto coperte, bende e bevande calde.

Era molto freddo quella mattina del 13 gennaio. La strada era piena di gente che non aveva più niente, né una casa, né un posto in cui ripararsi. Pianti e strilli si univano in un unico suono. Mario si accorse che al bordo della strada c’era una signora anziana ferita e in preda alla disperazione, che urlava il nome di una persona. Si  avvicinò e le chiese cosa fosse successo. Lei  disse che suo nipote era rimasto gravemente ferito sotto le macerie della sua abitazione. Subito allertò i suoi compagni e incominciarono a spostare le macerie. Avevano con loro dei rastrelli presi di corsa da quello che restava delle stalle. Accorsero altri con vanghe,   tutti capirono che erano in difficoltà e incominciarono a dare una mano a togliere  le macerie, finché non riuscirono a scorgere una mano che ancora tremava. Dopo  qualche attimo sentirono anche delle urla; con sforzi notevoli riuscirono ad estrarre ancora in vita il piccolo e a riportarlo dalla nonna che ci abbracciò e ci ringraziò. Purtroppo seppero dopo che era rimasto orfano. A stento riuscirono ad arrivare a quello che in passato doveva essere il centro della città; il Muraglione ancora si stagliava imponente. Alle spalle, nel centro del paese la disperazione e la devastazione erano maggiori che altrove. Al di sotto la verde pianura non  consolava più. Ovunque c’erano morti. Intorno alle dodici iniziarono a salire i primi soccorritori, organizzati in comitati. Due motociclisti giunti da Roma, a stento si facevano largo tra le macerie. Presso la Chiesa di Santa Salome fu approntato un posto di prima medicazione. Mario si sentiva impotente davanti alla forza della natura, era impressionante quanto un terremoto durato pochi secondi era riuscito a distruggere. Pensò alle persone che erano state colte di sorpresa dalla scossa e non ce l’avevano fatta. Si fermarono sul ciglio della strada, stava arrivando da Roma un piccolo corteo in località Portella. Era ormai buio, il sole non c’era più; tornarono a piedi dalle donne, che avevano ricevuto viveri e intorno ad un braciere si stavano scaldando .La notte, coperti di stracci, passò tra scosse più lievi e lamenti lontani. I vicini che avevano perso tutto si stesero per terra ringraziando Mario per l’ospitalità.

Da quel giorno fu un susseguirsi di scosse, le vittime crescevano di ora in ora. Furono presto approntate ottantasette baracche nella parte bassa del paese; alle strade venne dato il nome delle città che le avevano donate: Piemonte, Alessandria, Cuneo, ecc. Ogni giorno  era stato assegnato a Mario e al suo comitato il compito di portare del cibo ad un gruppo diverso di abitanti . Al loro arrivo per la gioia  invocavano Dio perché li benedicesse e preservasse. Da allora Mario è impermeabile al dolore. Ogni tanto ancora oggi di notte gli pare di sentire un'altra scossa di terremoto, vede una nuvola di polvere e detriti che si alza da est a ovest con una velocità altissima. Rivede alcune persone  investite dalla nube, e lui, nel sogno trova rifugio nella camionetta della Croce rossa dove, nel frattempo, un gruppo di soccorritori assisteva un uomo che era rimasto ferito gravemente dal crollo della sua abitazione. Per fortuna il suo piccolo paesino è riuscito a rialzarsi, il cuore di Mario ancora sanguina.

Francesco Paolucci - IIIB Scuola Secondaria di I grado, Padre R. di Rocco

Scarica il racconto: Memorie dal terremoto

IL GIARDINO SEGRETO: recensione 

Quest’anno, con la nostra professoressa di italiano, abbiamo letto il testo di narrativa “Il giardino segreto” scritto da Frances Hodgson Burnett. Il romanzo fu pubblicato nel 1909 quando l’autrice era ormai famosa grazie al successo de “Il piccolo Lord”.

Ambientato alla fin dell’Ottocento “Il giardino segreto” è la storia della piccola, “brutta” Mary Lennox che, rimasta orfana di entrambi i genitori in India, viene mandata a vivere presso uno zio a lei sconosciuto in mezzo alla brughiera dello Yorkshire. La bimba trascorre i primi giorni in assoluta solitudine, esplorando i giardini, l’orto e il frutteto che circondano l’abitazione e, quando il tempo è troppo brutto per uscire all’aria aperta, i corridoi e le cento stanze della grande casa. E’ così che fa i primi incontri e le prime scoperte: conoscerà il burbero Ben Weatherstaff e il vanitoso pettirosso; riuscirà a trovare la chiave che la porta al giardino segreto, di cui ha sentito tanto parlare e dal cui mistero è rimasto tanto affascinata; infine scoprirà l’esistenza di Colin, il cugino. Colin ha dieci anni, e trascorre le sue giornate sempre solo, immobile nel suo letto, dal quale non si alza mai perché è malato, certamente più nello spirito che nel corpo. La scoperta che Mary fa di lui nel cuore della notte, la curiosità che attira reciprocamente i due ragazzi, l’interesse per il giardino misterioso, che Mary riesce a risvegliare in Colin, riportandolo inconsapevolmente alla vita, costituiscono i temi principale del libro. Rilevanza non hanno solo i protagonisti ma anche i personaggi marginali: Martha, Ben, la signora Medlock, Susan Sowerby, il signor Craven, e soprattutto Dickon, il ragazzo della brughiera innamorato della natura, amico delle piante e degli animali, dei quali sembra capirne il linguaggio.

La storia racchiude un duplice percorso di formazione: quello di Mary e di Colin.

Mary, dopo aver lottato con la Mary di prima, esce vittoriosa dal confronto e si rimette in gioco. Colin, vissuto senza la madre, ignorato dal padre, prigioniero delle proprie angosce, riesce a diventare un ragazzo come tutti gli altri. E sarà proprio per dimostrare a suo padre di essere riuscito a sconfiggere tutte le barriere che lo dividevano dalla felicità, che si fingerà malato fino al suo rientro.

La storia affascina il lettore trascinandolo in una visuale della vita senza tempo. Il fascino con cui l’autore descrive lo spiccare il volo di Mary coinvolge totalmente il lettore, lasciandolo estasiato su come possono due figure totalmente diverse come Mary e Dickon confrontarsi. E’ affascinante vedere come la storia si trasformi in un vero e proprio inno alla vita, che insegna ad amare la natura in ogni sua manifestazione e in un’esortazione a credere nella magia che si nasconde nel profondo del nostro essere. Colin ne sarà toccato fino a subire una trasformazione radicale e gridare estasiato: <<Vivrò per sempre!>>

Gaia Gabriele, Alessia Hebeja e Anna Lecce - IIB Scuola Secondaria di I grado, Dante Alighieri

Scarica la recensione: Il giardino segreto

LABORATORIO DI SCRITTURA CREATIVA: quartine in rima 

Per il laboratorio di scrittura creativa, gli alunni della classe 2B sede “Dante Alighieri” hanno ideato, composto e illustrato poesia in rima a tema libero.

Vai a: quartine in rima

IIB Scuola Secondaria di I grado, Dante Alighieri

GIOCHIAMO CON LA CARTA 

Nell’ambito del progetto d’Istituto “Carta, cartiere e territorio” gli alunni delle classi IA, IB e l’alunno Cristian Favoriti della classe IIIA della sede Dante Alighieri -guidati dalle docneti Stefania Molin e Anna Perna- partendo dalla definizione della parola carta sono stati coinvolti in uno studio linguistico del termine, che li ha introdotti dapprima a ricercarne l’uso, poi a riflettere su quanto esso sia ricorrente nella nostra lingua. Alla fine del percorso di studio gli alunni hanno “giocato” con la parola carta ideando e realizzando cruciverba, anagramma e rebus con l’ausilio di strumenti informatici.

Vai a: Giociamo con la carta

Scuola Secondaria di I grado, Dante Alighieri

CALLIGRAMMI 

Gli alunni della I D della Scuola Sec. di I grado del plesso “Baisi” si sono cimentati nel calligramma su tema fisso: la foglia.

Ognuno ha espresso se stesso in versi e poi ha provato a rappresentare iconicamente le proprie impressioni. Forse il risultato artistico non è sempre dei migliori, ma pregevole è la voglia di mettersi in gioco e di condividere il proprio animo con gli altri.

Vai a: Calligrammi

Scuola Secondaria di I grado, 1D "Baisi"

CICERONI PER UN GIORNO: CASERTA

Vai a: Reggia di Caserta

Scuola Secondaria di I grado, D. Alighieri e Baisi"

CICERONI PER UN GIORNO: SUBIACO

Vai a: Monastero di San Benedetto

Scuola Secondaria di I grado, D. Alighieri e Baisi"

I LEGUMI NELLA CIVILTA' DEGLI ANTICHI EGIZI

Vai a: I legumi nella civiltà egizia

Scuola Primaria, classe IV "Garibaldi"

I GIOCHI DI UNA VOLTA

Vai a: I giochi di una volta

Scuola Primaria, classe V "Mazzini"

GLI ANGELI DI PERLASCA 

Il personaggio che introduce il primo capitolo del romanzo “ Gli angeli di Perlasca” mi ha colpito molto e mi ha aiutato a riflettere sull’orrenda persecuzione ebraica effettuata dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di Shlomo  Grosszman , un bimbetto di appena otto anni, ucciso brutalmente durante l’occupazione tedesca in Ungheria negli anni 1943-1944. Secondo me l’uccisione di Shlomo è inaccettabile poiché uccidere una persona, per di più un bambino, per la sua religione è inconcenpibile. L ‘aspetto che mi fa più rabbia è il fatto che quando è stato ucciso davanti a tante persone che passavano di lì, nessuno si è accorto di lui; solo Perlasca accorreva in suo aiuto ed i presenti dicevano semplicemente “è un ebreo”. Quando ho letto che Shlomo vedeva i nazisti uccidere senza pietà degli ebrei , sono rabbrividito al pensiero che un bambino sia stato costretto a vedere ogni giorno scene così tragiche. Shlomo aveva il padre lontano in quanto era stato deportato in un campo di concentramento e sapeva bene che non avrebbe potuto rivederlo mai più,  questo pensiero ha destato in me un sentimento di tenerezza. Spesso  non ce la fa più ad essere l’uomo di casa e, di fronte alla crudeltà di quelle sparatorie, impara come vivere ogni giorno con la paura e nello stesso tempo con il coraggio per sfuggire ai soldati tedeschi. La parte più commovente della storia è stata per me quella in cui Shlomo dice di non voler scappare perché vuole restare in casa con la madre, qualunque cosa accada, dimostrando di essere già grande e pieno di responsabilità. Shlomo vede la madre morta a terra, appena uccisa dai soldati tedeschi, avrebbe voluto restare lì con lei ma scappa di casa come lei  in punto di morte gli aveva chiesto. Ho immaginato  il profondo dolore di quel bambino e mi sono immedesimato nella sua angoscia, nel suo strazio e in quel suo correre affannato per le vie più segrete della città. Alla fine del capitolo i nazisti gli  sparano mortalmente, fermando per sempre quel suo cuoricino tanto spaventato. Purtroppo la vita di Shlomo si è interrotta per sempre e, se in vita la stella gialla della sua giacca, che lo contraddistingueva come ebreo non era riuscita a salvarlo, ora disteso a terra egli poteva guardare quel cielo della sera che si andava riempendo di stelle. In quell’attimo ho pensato che la stella più luminosa era lì ad aspettarlo per condurre l’anima del piccolo Shlomo in un posto fatto solo di pace e tanto amore.

Scuola Sec. di I grado, plesso "Padre Rodrigo Di Rocco"
Daniele Marrone, classe terza A

PROGETTO ALCOOL 

I videoclip realizzati da alcuni studenti della 3^D plesso "Baisi" all'interno del progetto di prevenzione sull'alcool:

1) PROGETTO 1 ALCOL (mp4, 6,32 Mb)

2) PROGETTO 2 ALCOL (mp4, 2,85 Mb)

3) PROGETTO 3 ALCOL (mp4, 9,05 Mb)

4) PROGETTO 4 ALCOL (mp4, 16,75 Mb)

5) PROGETTO 5 ALCOL (mp4, 53,12 Mb)

PER QUESTO MI CHIAMO GIOVANNI

RECENSIONE DEL LIBRO “PER QUESTO MI CHIAMO GIOVANNI”

 In questi mesi, aiutati dalla professoressa, abbiamo letto il libro di narrativa “Per questo mi chiamo Giovanni”, un romanzo sociale scritto da Luigi  Garlando. Quest’ultimo è nato a Milano ed ha insegnato e lavorato nel mondo dei fumetti prima di diventare giornalista per la “Gazzetta Dello Sport”. Disegno di Anastasia Morsilli
Questo libro descrive la storia di Giovanni, un bambino che vive a Palermo. Nella scuola di Giovanni, c’è un bambino di nome Tonio che si comporta in modo prepotente. Giovanni e i suoi compagni di scuola hanno paura di questo bambino, per cui lo accontentano nelle sue minacciose richieste. Il padre scopre questi episodi e cerca di spiegare al figlio cosa sia la prepotenza, la paura, la mafia e come si può combattere fin da bambini. Per questo motivo decide di fargli un regalo di compleanno speciale: un giorno di vacanza particolare in cui padre e figlio percorrono le strade di Palermo, visitando alcuni luoghi importanti della vita di Giovanni Falcone. Fin da piccolo Giovanni Falcone proteggeva i suoi compagni di scuola dai prepotenti e ha continuato a farlo da grande diventando prima avvocato, poi magistrato nella Procura di Trapani, Palermo e Roma. Nel suo lavoro Giovanni Falcone ha cercato di assicurare alla giustizia i mafiosi e insegnare ai giovani la cultura del rispetto reciproco e il valore delle “leggi giuste”. Il 23 Maggio 1992 sono accaduti due eventi: il primo causato dagli uomini della mafia, Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta sono stati uccisi da un gruppo di mafiosi ed inoltre, quel giorno nasceva il piccolo Giovanni, il protagonista di questo romanzo. Il padre del bambino è stato vittima della mafia, perché costretto a pagare il pizzo per poter gestire un negozio ma, grazie all’esempio di Giovanni Falcone, è riuscito a ribellarsi. Per questo motivo ha chiamato suo figlio Giovanni.
Il ragazzino del romanzo ha preso il nome di un uomo eccezionale, coerente e con il grande senso del dovere, un magistrato che ha messo in gioco tutto se stesso nella lotta contro la mafia, un cittadino rispettoso dello Stato e scomodo per troppe persone.
Ma che cosa è la mafia?
La mafia è un fenomeno criminale, che si trova principalmente in Sicilia, basato su una rete complessa ed organizzata di complicità, ricatto e violenza per motivi economici.
Un celebre aforismo di Roberto Benigni ci spiega come sconfiggere questo terrificante mostro, questo “cancro” dello Stato Italiano: “Nelle fiabe non si insegna ai bambini che esistono i draghi, quello lo sanno già, si insegna ai bambini che i draghi si possono sconfiggere. Ed è quello che fanno scrittori come Saviano. Non dicono che la mafia c’è, ma dicono che la mafia può essere sconfitta.”
La mafia si può combattere, da grandi e da piccini, nella vita di tutti i giorni.
Abbiamo letto questo libro con piacere, attirati dalla curiosità di continuare a leggere per conoscere il finale.
In realtà non esiste nessun finale.
I nostri eroi non si sono sacrificati senza motivo e i loro sforzi dovranno avere un finale lieto.
Omertà, mafia, cosa nostra sono parole che dovrebbero essere cancellate dal dizionario di qualunque uomo.
Anziché lasciarci spaventare ed intimidire facilmente dovremmo ribellarci. Allora finalmente questa “onnipotente società” svanirà come un incubo.
Speriamo che questo libro abbia trasmesso, non solo a noi, ma anche ai nostri coetanei dei valori e dei messaggi preziosi.

Sara Paglia e Chiara Zuppetti classe III B Scuola Secondaria di primo grado plesso “D.Alighieri” 

Scarica recensione: QUI (pdf, 320 Kb)

SCRITTURA CREATIVA

La scrittura creativa vuol mettere in risalto la capacità degli alunni di rielaborare i testi con la propria fantasia, di inventare nuovi ambienti e personaggi, di usare la parola scritta per esprimersi e comunicare in maniera originale.

Gli alunni della classe IIB, nel rispetto delle caratteristiche linguistiche e testuali dell’autobiografia, hanno inventato personaggi e vicende dando vita a racconti autobiografici originali.

Uffa! Tutti i giorni imbottigliato per ore e ore nel traffico! Mi chiamo Attilio Roberts, un tassista che gira per ore e ore nella città più maestosa di sempre: NEW YORK. Ormai la considero mia, visto che da 40 anni percorro queste strade stupende in lungo e in largo portando persone e intere famiglie di qua e di là. Ebbene, vi starete chiedendo perché un tassista americano stia raccontando la storia della sua vita? Sappiate che ciò che vi racconterò mai nessuno potrà immaginarlo, perché solo e dico solo nel mio taxi sono salite superstar di ogni genere che hanno segnato la mia vita. Tutto iniziò nel lontano 2030 quando un mio amico mi chiamò dicendomi: ”Ehi Attilio, sono Roberto; ho saputo che cerchi lavoro. La mia compagnia cerca altri tassisti, che ne pensi?”. Non era la mia massima aspirazione ma, pur di guadagnare, decisi di provare. Il giorno seguente il mio nuovo capo mi stava aspettando per assegnarmi il lavoro e, dopo avermi consegnato le chiavi del taxi, mi diede una cartina con il percorso assegnatomi. Il mio taxi era il 97 ed era bellissimo. Il capo mi assegnò la zona più lussuosa di New York: grattacieli, ville di lusso e spiagge private.

I mesi passavano e il lavoro sembrava essere sempre più adatto a me: mi piaceva ascoltare le confidenze dei miei passeggeri e dare loro utili consigli. In quegli anni feci molti incontri con attori, cantanti e politici a cui chiedevo di lasciare sul mio veicolo un autografo. L’incontro più bello rimarrà per sempre quello con la Loren. Era un giorno di pioggia quando, fermo ad un semaforo, sentii che qualcuno entrava nel mio veicolo. Stavo aspettando la destinazione richiesta dal passeggero, ma niente. Mi girai e la vidi: era un sole, bella, elegante e quasi irriconoscibile dietro i  grossi occhiali! Mi disse: ”Portami via, su!!! Ricordo che il semaforo era ancora rosso, ma per la Loren avrei fatto di tutto! Partii in quarta e per due ore mi fece girare la città in lungo e in largo raccontandomi la sua vita. Fu emozionante e, prima di scendere, mi fece un autografo di sua spontanea volontà. All’età di 55 anni feci l’incontro più emozionante che si possa mai desiderare. Il cantante più famoso d’ America. Il suo nome? Michael Jackson! Ricordo che si fece lasciare dinanzi Central Park, dove avrebbe dovuto tenere un concerto. Durante il viaggio, cantò solo per me i suoi grandi successi ed anche a lui chiesi lo stesso favore. Mi autografò tutta la fiancata destra del mio taxi che oramai era diventato una pagina di quaderno. Insomma la mia vita è stata unica e ancora non è finita. Chissà quali fantastici incontri mi riserva il futuro! So solo che la pensione può aspettare…

ROMANO LUDOVICO CLASSE IIB SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO “D. ALIGHIERI”

 

Fin da piccola mi piaceva programmare la mia vita: scuola, università, laurea, incontro del grande amore…

Una vita perfetta all’insegna della famiglia e del lavoro!

In questa mattinata d’autunno, seduta su una panchina di Central Park, mentre il vento mi accarezza il viso e mi scompiglia i capelli ormai diventati grigi, vedo le foglie cadere dagli alberi e rifletto sugli anni   trascorsi.

Pensavo di aver programmato tutto ma in realtà fatti imprevedibili e il fato hanno provveduto a cambiare i miei progetti ed ora mi ritrovo a fare un bilancio della mia vita che mi ha comunque regalato tante sorprese e soddisfazioni.

 Due ragazzi, seduti sulla panchina vicino la mia, stanno studiando con i libri aperti sulle ginocchia; penso alla mia gioventù vissuta ad Isola del Liri. Gli anni di scuola media e del liceo sono trascorsi velocemente ed io li ho vissuti proiettata verso quello che era il mio obiettivo principale: l’università.

Nella mia mente c’è sempre stata, fin da piccola, l’idea di fare il medico e di occuparmi di medicina legale.

Per i miei brillanti risultati negli studi, a 24 anni, l’Università mi aveva proposto un master all’estero ed io ero stata ben felice di partire per Londra per approfondire le mie conoscenze. Ero lì da qualche mese quando una mattina, nell’ospedale San Thomas dove stavo effettuando il mio tirocinio, venni chiamata in pronto soccorso perché erano arrivati i feriti di un brutto incidente stradale. Corsi subito per dare il mio aiuto e mi trovai a dover soccorrere, con i miei colleghi, tre ragazzi. Quella mattina il destino mi fece incontrare quello che poi sarebbe diventato l’amore della mia vita. Tra i feriti, infatti, c’era un ragazzo biondo dagli occhi verdi che aveva riportato delle ferite alla testa. Io mi occupai di lui e rimasi colpita dal suo aspetto e dai suoi modi di fare. Nei giorni successivi ci vedemmo spesso per ultimare le cure delle sue ferite e, in breve tempo, tra noi nacque un’amicizia che si trasformò ben presto in amore. Harry era di origini Newyorkesi e si trovava a Londra per ultimare gli studi in economia. Il 26 luglio del 2034 ci sposammo proprio qui a New York, dove entrambi ci eravamo trasferiti e dove rimanemmo a vivere nonostante io avessi programmato per la mia carriera tutt’altro…

La vista di una mamma che porta a spasso il suo piccolo nella carrozzina mi riporta alla mente la nascita delle mie gemelle, Allison e Ginevra. Ricordo, commuovendomi, la gioia provata per il loro arrivo! Il mio progetto di diventare medico legale era ormai svanito e venni assunta in un’importante multinazionale americana del farmaco che si occupava di ricerche sul sistema nervoso. Partecipai alle ricerche, durate anni, per la realizzazione di un farmaco per la cura dei tumori cerebrali e per questo ricevetti numerosi riconoscimenti a livello internazionale con grande soddisfazione mia, di Harry e delle mie figlie.

Adesso che sono nonna di tre nipotine mi godo il meritato riposo insieme a mio marito.

 Una figura familiare che si avvicina mi riporta al presente. Si tratta di Harry che si siede accanto a me e mi sorride e, ancora una volta, mi smarrisco nei suoi splendidi occhi verdi e penso a quanto sia bello ricevere affetto dalle persone che si amano e a quanto sia meraviglioso ricambiare.

ANNA LECCE CLASSE IIB SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “D. ALIGHIERI”

 

Eccomi qui ad attraversare le strade di Manhattan, illuminate dalle luci degli innumerevoli palazzi e grattacieli, mentre torno a casa. La fila di macchine davanti a me si blocca improvvisamente, come ogni sera, a causa del semaforo ed io non posso fare a meno di pensare a come io sia riuscita ad arrivare qui, dove sono ora.

Sin da bambina si inizia a pensare a varie opzioni lavorative: cuoca, maestra, ballerina, ma per me non è mai stato così ho sempre avuto ben chiaro in mente quale fosse la mia strada. Ogni sera, restavo anche per ore davanti alla finestra della mia cameretta ad ammirare quelle piccole lucine bianche che rendevano così unico e fantastico quello che non era altro che un banalissimo cielo blu. Adoravo quando mio padre mi descriveva le varie costellazioni e i loro nomi ed io nella mia mente immaginavo la storia di quella stella e di come fosse finita proprio in quel punto preciso del cielo. Mi piaceva pensare che quelle stelle fossero state messe in cielo per farne ammirare al mondo la bellezza.

Con il trascorrere del tempo non cambiai mai idea, anzi, realizzai che studiare la conformazione del cielo avrebbe potuto offrirmi anche un lavoro, e così feci. Dopo le superiori, all’università scelsi una facoltà scientifica specializzandomi in astronomia. Durante l’università incontrai Liam, un mio coetaneo dai grandi occhi color nocciola. Ci accomunava l’amore per le stelle e trascorremmo insieme gli anni di università fino alla laurea, instaurando un rapporto di amicizia fantastico. Dopo alcune esperienze lavorative, inizia ad inviare il mio curriculum ai centri di ricerca astronomica più importanti del Paese. Finalmente, il 14 luglio del 2031, fui assunta all’interno del “National Center of Astronomy” nel quale lavorai per ben cinque anni.

In seguito a vari studi e ricerche, il mio capo mi offrì un posto di lavoro all’interno dell’università di Manhattan. Naturalmente accettai e così mi trovai, nell’arco di un mese, ad insegnare astronomia ad una ventina di ragazzi. All’interno dell’università, nella quale insegnavo, ricontrai Liam col quale convolai a nozze dopo qualche anno.

Grazie alla mia passione sono riuscita ad ottenere un lavoro del quale vado estremamente fiera e spero di riuscire a condividere con i miei alunni quello che per me ha rappresentato l’astronomia: un sogno che si è realizzato e che mi ha fatto vivere, giorno dopo giorno, nuove esperienze che mi avrebbero segnato per tutta la vita.

Un rumore improvviso distoglie la mia mente dai miei pensieri, è il mio cellulare ed è Liam che mi sta cercando. Ad esso si sovrappongono i clacson delle auto dietro di me.

E’ il momento di ripartire!

GAIA GABRIELE CLASSE IIB SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “D. ALIGHIERI”

 

Mentre sistemavo la mia biblioteca, piena di libri e di films, spostando uno scatolone sentii un rumore. Vidi una vecchia pellicola: non era rovinata più di tanto ed ero sicura che si poteva ancora vedere. Una delle numerose stanze della mia casa è dedicata alla cinematografia. Si può vedere sia una pellicola, sia una videocassetta, DVD e film in 3D e in 4D. Ovviamente per vedere la pellicola dovevo mettere in funzione il proiettore. Mi sedetti e il film cominciò: mi accorsi che era uno dei miei primi films: “Spionaggio a Parigi”. Ho sempre avuto un debole per Parigi e da piccola promisi a me stessa che un giorno sarei andata lì. Non pensavo di andarci per girare uno dei miei films e fui proprio contenta. Ancora oggi sono una regista conosciuta in tutto il mondo, soprattutto in Italia. Cominciai gli studi per la cinematografia a 22 anni. Andai a New York, dove esiste tutt’oggi un’accademia professionale per attori e registi esordienti. Iniziai a recitare in qualche pubblicità televisiva, ma mi consigliarono di cominciare a fare dei provini per dei veri films. Fui scelta per interpretare la protagonista di un film western. La mia famiglia era molto orgogliosa di me ed io, terminato il film, feci altri provini; mi affascinava sempre di più il lavoro del regista, dei cameramen e mi convincevo che il mio vero posto, nel cinema, era da regista, non d’attrice. Iniziai a frequentare corsi di regia, al termine dei quali mi sentii pronta per girare il mio primo film. Iniziai con films western, un genere che conoscevo molto bene. Mi dedicai, successivamente, ai films di spionaggio e di agenti segreti, soprattutto dell’FBI. In “Spionaggio a Parigi” recitai anch’io, una piccola parte. A Parigi, durante le riprese, fui ospite di alcuni miei parenti in Francia. Mi sposai cinque anni dopo con Giacomo, conosciuto in America, un attore di origini italiane. Il mio obbiettivo è stato sempre passare molto tempo in famiglia, per questo ho una casa molto grande, in Italia, dove vivo con i miei genitori, i miei figli, con Giacomo e la sua famiglia. Mentre pensavo a questi brevi ricordi, mi accorsi che il film era finito. Il mio nome era il primo a comparire:  “Melissa Bianchi”. La voce di mia figlia, che mi diceva che la cena era pronta, mi riportava alla realtà. Mi alzai, presi la pellicola e uscii dalla stanza felice di aver ricordato i miei esordi da regista.

 SIMONA CIANFARANI CLASSE IIB SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “D. ALIGHIERI”

 

Ho sempre amato gli animali, fin da quando ero molto piccola.
Ogni qualvolta entro in ambulatorio, lo sguardo va al mio cane di peluche poggiato sulla mensola del mio studio. Lo custodisco gelosamente dall’età di due anni.
Quel giorno dovevo fare un intervento molto delicato ad un tenero cagnolino e non potevo deludere la proprietaria.
L’appuntamento era fissato alle dieci di mattina, mancava un’ora. Così mi presi tempo per rilassarmi e perdermi nei ricordi.
Dopo circa dieci minuti sentii entrare la prima cliente venuta per chiedere un appuntamento per il vaccino al suo gatto, poi più nessuno fino alle dieci.
Avevo la tensione alle stelle! E se non fossi riuscita? Come avrebbe reagito la padrona?
Misi da parte le preoccupazioni e feci entrare la signorina:
“Buongiorno” dissi io.
“Buongiorno” rispose lei.
“Come va?”
“Bene grazie” disse sorridendo e stringendomi la mano.
Intanto si accomodò.
Dialogammo un po’ e poi mi misi all’opera.
L’intervento fu lungo e difficile, ma alla fine il cane fu salvo!
Tornata a casa, notai che il mio cane si comportava in modo strano: non mangiava e aveva il vomito.
Sbiancai.
“Oh no! Non di nuovo!” pensai.
Avevo avuto molti cani e ogni volta avevo dovuto affrontare il dolore della loro perdita. Non volevo perdere anche Bobby!
Non pranzai nemmeno e lo portai subito al mio studio.
Dalle analisi capii che aveva mangiato qualcosa di strano, perciò occorreva rimuoverlo.
No, un’altra operazione!!
Riuscii a rimuovere quello che aveva ingoiato e qualche giorno dopo era di nuovo in perfetta forma.
Circa un mese dopo decisi di adottare un altro cane che potesse far compagnia a Bobby.
In clinica ne avevamo diversi, ma rimasi colpita da una piccola taglia, molto docile e allegro e così scelsi quello.
Sono diventati un’ottima coppia, stanno sempre insieme e giocano. Sono davvero contenta.

GIULIA D’ANDREA CLASSE IIB SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “D. ALIGHIERI”

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"EVVIVA SAN GIOVANNI" AD ISOLA DEL LIRI

"Si stava meglio quando si stava peggio ...". Con questa affermazione esordisce mio nonno Lorenzo, che si accinge a richiamare alla mente i ricordi della propria adolescenza, un'adolescenza fatta di spensieratezza, ma anche di lavoro e sacrificio; secondo le sue testimonianze, si viveva alla giornata, cercando di contribuire a sfamare la famiglia composta da tante piccole bocche ma, nonostante ciò, si era più felici. Sì, perché ai suoi tempi non si aveva nulla: televisori, computer, cellulari, giocattoli, vestiti nuovi ma soprattutto non si aveva molto cibo e quel poco che c'era bisognava condividerlo con tutti. Il pane era ritenuto l'alimento principe della tavola perché dietro ad ogni fetta c'erano il profumo, la gioia, la ricchezza, il sudore della fronte ma, più di ogni altra cosa, la fatica umana nel coltivare e raccogliere con cura e amore ogni singolo chicco di grano.

“Dunque”, continua mio nonno, “non c'era quasi niente, ma in fondo c'era tutto, perché il forte attaccamento alla famiglia e alle tradizioni e il sapersi accontentare di poco davano un senso gioioso alla vita. La famiglia era il fulcro sul quale si basavano tutte le scelte per cercare di andare avanti nel miglior modo possibile e poi le tradizioni tramandate da generazione in generazione, ti facevano sentire spontaneamente parte attiva ed integrante di una comunità. Queste avevano un'importanza culturale e storica e ogni componente della comunità, sia grande che piccolo, si impegnava spontaneamente affinché venissero rispettate e tramandate alle nuove generazioni”.

Tra le tante tradizioni che si rispettavano, il nonno, con le sue rughe nel viso scolpite dal tempo, ricorda con emozione il falò di San Giovanni Battista che si teneva la sera del 23 giugno. Esso era parte di un rituale di consacrazione e di purificazione e coincideva con il solstizio d'estate. Mio nonno mi ha spiegato che il rito serviva per esorcizzare o stemperare la paura del cambiamento, per attraversare una notte carica di energia: dunque sulle colline e sui monti si accendevano fuochi per cacciare demoni e streghe e prevenire le malattie.

Era una "festa" che richiedeva una preparazione che iniziava già qualche mese prima, quando si cominciavano a mettere da parte tutte le fascine che erano state preparate con tanto lavoro e poi date in pasto ai giovani capretti che rimanevano nella stalla, perché ancora troppo piccoli per il pascolo di altura. Questi piccoli mangiavano avidamente tutte le foglie delle fascine e una volta spoglie, le "frasche" che le componevano venivano messe in disparte per poi essere usate la sera del falò. Tutti allora in paese e nei dintorni facevano il loro mucchio di fascine e quando si avvicinava quel giorno, spettava ai bambini il compito di restringerne il più possibile in un'aia. Questi, il giorno prima dell'evento, dopo aver svolto tutte le attività mattiniere assegnate loro dai genitori, procedevano nel pomeriggio a trasportare le fascine con delle carriole, spesso di legno, o addirittura a mano e ad ammucchiarle nell'aia designata per la festa. La festosità con cui svolgevano questo compito ripagava la loro fatica.

Qui c'erano gli uomini adulti che, con molta manualità, instancabilità e spirito vivo di quieta collaborazione, costruivano la cosiddetta "méta", che consisteva nel disporre tutte le fascine in modo circolare, una sopra all'altra, fino a formare un grande mucchio simile ad una montagna. Si procedeva fino a tardi; tutto doveva essere pronto per il giorno successivo e i bambini, a detta di mio nonno, arrivavano alla sera sfiniti, tutti graffiati su braccia e gambe e con i piedi doloranti e sporchi poiché non tutti avevano un paio di scarpe e chi le aveva non erano certo comode come le nostre, ma comunque entusiasti per il lavoro svolto.

La sera del 23, continua mio nonno, dopo aver consumato la loro misera, ma sempre gradita e desiderata cena, ci si ritrovava tutti intorno al falò. Anche qui ognuno aveva un compito ben preciso: i più anziani, insieme a donne e bambini, dovevano solo assistere allo spettacolo; due capifamiglia appiccavano il grande fuoco e gestivano le grandi fiamme che esso sprigionava cercando di tenerle a bada. In questo grande compito venivano aiutati dai giovanotti forti e possenti che, armati di forche, cercavano di far ardere le frasche fino all'ultimo pezzettino di legno. Il resto della comunità assisteva allo spettacolo e gridava a gran voce: "Evviva San Giovanni", battendo insieme due pietre fino a creare un'atmosfera quasi magica.

Era fantastico udire all'unisono le voci dei bambini che si mischiavano a quelle più gravi degli adulti mentre gridavano con forza e giovialità: "Evviva San Giovanni!".

“Si sentiva un'eco che via via si affievoliva - Evviva San Giovanni, evviva San Giovanni, evviva San Giovanni – e ci accompagnava per tutta la serata, come se San Giovanni, personificato, si trovasse davvero in mezzo a noi”, aggiunge mio nonno. “Sembrava che il fuoco prendesse vita; le sue fiamme, a mano mano che crescevano, creavano una musica "scoppiettante" e avvolgente, paragonabile ad una sinfonia in crescendo che incuteva sia gioia che timore ed inquietudine nei più piccoli.

Il movimento delle fiamme era spesso accompagnato da un venticello che si impossessava di queste e le "dirigeva" come un esperto maestro d'orchestra; chi assisteva allo spettacolo a volte era costretto ad indietreggiare per non essere travolto dalle lingue di fuoco che divenivano via via gigantesche e quasi indomabili. Il calore da esse sprigionato era per certi tratti gradevole e per altri troppo pungente e quindi fastidioso; sembrava quasi che il fuoco volesse dominare sull'uomo dando a quest'ultimo la sensazione che quella sera fosse lui il protagonista e, in quanto tale, doveva essere assecondato. “Poi la luminosità che esso sprigionava permetteva a noi spettatori”, soggiunge mio nonno, “di guardarci bene in volto, di scambiarci occhiate di intesa e di apprezzare il lavoro che avevamo svolto per la riuscita del falò”; ma quella luminosità faceva brillare anche i loro animi che si sentivano appagati, soddisfatti ma soprattutto purificati.

Guardandosi intorno si vedevano in lontananza altri falò e, porgendo l’orecchio per ascoltare oltre il proprio luogo, si udivano di tanto in tanto dei fievoli “Evviva San Giovanni” ma era solo una lontananza "relativa" dovuta all'ubicazione di questi ultimi focolari, perché in realtà ogni comunità che si accingeva a dar vita al proprio falò, avvertiva un senso di vicinanza con gli altri che si diffondeva tra le varie persone che si erano date da fare per questa festa.

Spesso vi era un sottile, ma mai esibito orgoglio, nel tentativo di ottenere il falò più accattivante.

Il falò era così consistente che lo spettacolo durava fino a tardi e quando le fiamme erano spente e rimaneva solo la brace incandescente, iniziavano i veri riti e mutava lo spettacolo.

Si procedeva a disegnare una grande croce sulla brace e poi tutti recitavano insieme, per ben tre volte, il “Credo”; poi alcuni ragazzi si disponevano l'uno di fronte all'altro e dovevano saltare su questa brace senza urtarsi ma soprattutto senza cadere in essa.

Ci si divertiva poi ad alzare con le forche la brace creando dei favolosi schizzi e scie di scintille che divertivano i più piccoli. Durante la serata accadeva spesso che alcuni scegliessero un "comparetto" o una "commarella" e con queste persone si stringeva un patto di rispetto reciproco e di amicizia, attraverso un giuramento. Si instaurava con tale persona un legame forte che persisteva nel tempo. Tutto questo si protraeva fino a tarda notte e solo quando scoccava la mezzanotte ognuno si poteva ritirare a casa propria. Neanche i bambini, a detta di mio nonno, si erano mai lamentati di essere stanchi, anzi erano proprio i più affascinati da questo mistero e da queste fiamme gigantesche che non incutevano timore, ma creavano una luce che illuminava tutto il paesaggio circostante e gli animi di ogni persona.

Guardando gli occhi di mio nonno nel raccontarmi questo, capisco allora che forse tutti dovremmo conoscere di più le nostre tradizioni, rispettarle e soprattutto cercare di tramandarle alle nuove generazioni. Il racconto di nonno Lorenzo mi ha indotto a documentarmi per capire se in Italia tradizioni simili siano ancora importanti e ho scoperto, con piacere, che ancora sono vive ma si festeggiano in diversi periodi dell'anno ed assumono connotati e sfumature diverse.

Tutte però hanno un comune denominatore: simboleggiano la rinascita, il passaggio dal vecchio al nuovo, dalle tenebre alla luce. Il falò prende un nome diverso, assume significati differenti e viene realizzato in date diverse a seconda della località in cui si svolge: per esempio ad Itri (LT), i ragazzi tagliano giovani lecci per il giorno di San Giuseppe e all'imbrunire accendono decine e decine di falò. Nel frattempo si possono gustare le famose zeppole di S. Giuseppe fritte direttamente accanto ai fuochi. Ho scoperto inoltre che il rituale del falò di San Giovanni che si svolgeva ad Isola del Liri era quasi identico a quello di alcuni paesi abruzzesi.

Beh, il mio è stato un bellissimo viaggio nel tempo alla ricerca delle tradizioni della nostra bella e amata terra, Isola del Liri, ricca di storia, di cultura e di tradizioni. “Evviva San Giovanni!!!”.

Cipriani Marco

Classe 2a C Scuola Secondaria di primo grado plesso “D. Alighieri” Isola del Liri

Docente referente: Prof.ssa Monica Raponi Anno scolastico 2015/2016

Scarica il racconto: QUI (pdf, 293 Kb)

GIORNATA DELLA MEMORIA

Il 27 gennaio - data in cui nel 1945 le truppe alleate abbatterono i cancelli liberando il campo di sterminio di Auschwitz - ricorre il “Giorno della Memoria”, istituito dal Parlamento Italiano con la L. 211/2000, al fine di ricordare la Shoah e rendere omaggio alle numerose vittime, nonché a tutti coloro che, a rischio della propria vita, si sono opposti al folle progetto di sterminio.

Per ricordare e discutere criticamente sull'evento, gli studenti della Secondaria di I grado di Isola del Liri e Castelliri hanno assistito presso il Cinema-Teatro "Mangone" alla rappresentazione teatrale “L’uomo che sfidò Auschwitz”. 

Di seguito una recensione dello spettacolo, da parte degli studenti della IIIB di Isola del Liri.

 

Recensione sullo spettacolo teatrale

Il giorno 26 gennaio 2016, la classe III B dell’Istituto Comprensivo di Isola del Liri ha assistito allo spettacolo teatrale “L’uomo che sfidò Auschwitz” in occasione della Giornata della Memoria che ricorre il giorno 27 gennaio, data in cui l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz (avvenuto il 27 Gennaio 1945) pose fine a una serie di torture inflitte a persone considerate “diverse”: zingari, omosessuali, malati di mente e in particolare ebrei.

Il protagonista dello spettacolo è un soldato inglese di nome Danis Avey (realmente esistito) che volle entrare ad Auschwitz da prigioniero per capire cosa stava accadendo realmente in quel luogo e per raccontare al mondo ciò che avrebbe visto con i suoi stessi occhi. Quando entra nel campo gli appare subito alla vista una scritta situata sul cancello che dice: “ARBEIT MACHT FREI” cioè il lavoro rende liberi, ma in realtà i prigionieri erano costretti a lavorare molto duramente e a volte anche inutilmente e, quando non erano più in condizioni di lavorare, venivano eliminati nelle camere a gas.

L’antagonista è un sergente nazista che nel corso dello spettacolo si fa portavoce dell’ideologia hitleriana basata sulla presunta superiorità della razza ariana. Danis gli chiede cosa accadeva agli ebrei che entravano lì. Il sergente risponde: “Entrano dal cancello, escono dal camino”. Ed è stata questa la triste sorte di ben 6 milioni di ebrei vittime della Shoah. Lo spettacole è stato interessante e significativo; gli attori, in particolare il protagonista, si sono calati perfettamente nei panni dei vari personaggi catturando l’attenzione degli spettatori. Al termine dello spettacolo, il protagonista si è soffermato sull’importanza di non dimenticare una delle più tristi pagine della storia, perché il ricordo aiuta ad evitare che si commettano gli stessi errori dei nostri predecessori. 

A tale scopo, in occasione del Giorno della Memoria, in Italia si organizzano cerimonie, iniziative in particolar modo nelle scuole di ogni ordine e grado. Gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria: La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria” al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che si sono opposti al progetto di sterminio rischiando la propria vita per salvare altre vite e per proteggere i perseguitati.

Gli alunni della Classe III B, plesso “D. Alighieri”

IO LEGGO PERCHE'

Gli alunni della classe 1A della Scuola Sec. di I grado, plesso "Padre Rodrigo di Rocco" vi invitano alla lettura dei seguenti testi, presi in prestito dalla biblioteca della loro scuola e letti durante le vacanze di Natale.

Buona lettura a tutti!

LIBRO

CONSIGLIO

ALUNNI

IL PICCOLO PRINCIPE

di Antoine de Saint-Exupéry

Trama in breve: Un aviatore sta viaggiando nel deserto con il suo aeroplano quando in un incidente si abbatte contro una duna e rimane naufrago nel deserto. Dopo aver cercato di riparare il suddetto aeroplano, appare un bambino alquanto bizzarro e misterioso che gli chiede il disegno di una pecora, e l’aviatore riprovava ripetutamente a provarci. Ma in ogni fallito tentativo vi era un’imperfezione anatomica della pecora e così l’aviatore, ormai stufo, gli disegnò una scatola con tre fori che si supponesse contenesse una pecora…che il piccolo principe ritenne perfetta. Da questa azione scaturisce la famosa frase “Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi…e l’aviatore successivamente racconta tutte le vicende passate dal piccolo principe, il quale riuscì ad impedire che l’aviatore diventasse soggetto a tutta la serietà, il lavoro, che regnava sul pianeta degli adulti.

Personaggi: Protagonista: Il piccolo principe: Abitava sull’ asteroide B612 infestato dai baobab quando per via di una rosa troppo vanitosa, (una rosa che amava) decide di abbandonare il suo minuscolo pianeta per intraprendere un viaggio avventuroso alla scoperta di nuovi mondi pieni di bizzarri personaggi corrotti dalla mentalità degli adulti, i quali comportamenti saranno appunto disprezzati dal piccolo principe. Dalla sua avventurosa esperienza il piccolo principe capirà che la sua rosa era ed è diversa da tutte le altre milioni di comuni rose per averla addomesticata, per il tempo dedicatogli, e per l’amore provato per lei.
Personaggi secondari: L’aviatore, la volpe, la rosa, il serpente.
Personaggi terziari: Il re, il vanitoso, l’ubriacone, l’uomo d’affari, il lampionaio, il geografo, il controllore, il mercante…

Epoca e luogo in cui si svolge la vicenda: Epoca non specificata. Parte della vicenda si svolge sulla Terra, in Africa, ma il piccolo principe si avventura anche in altri otto asteroidi-pianeti.

Linguaggio: In prevalenza il linguaggio è costituito da numerosi dialoghi e più che altro da concetti astratti e morali; adatte comunque ad un pubblico sia giovane che adulto.

Giudizio personale: A parer mio, il libro ha una trama essenzialmente educativa e morale. Mi è piaciuto molto leggere il libro che mi ha arricchito quanto a decisioni da prendere nella vita e sul criterio con cui prenderle. Inoltre è stato anche in grado di occupare il mio tempo nel migliore dei modi.

Messaggio dell’autore: L’autore vuole comunicarci con questa storia e con le diverse verità quali il fatto che una piccola cosa sia capace di rendere una cosa tanto grande, anche percepibile da lontano se veduta con il cuore; oppure che a contraddistinguere una cosa dalle altre milioni di cose della stessa specie sia l’amore che provi per lei e la dedizione e passione datagli, che nella vita non devono esserci secondi fini che surclassino ciò che tu desideri con tutto te stesso e che a volte bisogna tralasciare la serietà e il dovere per far posto all’immaginazione e alla fantasia.

R. V.

IL MISTERO DIPINTO

di Vanna Cercenà

Consiglio questo libro perché c’è il mistero e l’avventura; un pittore imita disegni e dipinti famosi e li dona ad un gallerista che imbroglia lui e gli acquirenti. Saranno tre bambini a svelare il mistero.

D. C. E.

TRE DESIDERI MOLTO SMART

di Manuela Salvi

Consiglio di leggere questo libro perché la protagonista realizza tre desideri grazie ad un telefonino magico.

F. A.

LE AVVENTURE DI PINOCCHIO

di Carlo Collodi

Consiglio questo libro perché è molto interessante: Pinocchio si trova in situazioni difficili e rimpiange di non aver ascoltato chi gli vuole bene. Non mancano le avventure e le peripezie.

F. F.

IL FANGO DI MEDELLIN

di Alfredo Gomèz Cerdà

Consiglio questo libro perché è interessante e fa capire come si sentano le persone povere nel loro paese.

G. L.

LA NUOVA DINASTIA

Consiglio questo libro perché è un fantasy, è ambientato nel Medioevo ed insegna a portare a termine un desiderio.

L. M.

“CORRI MALIK, CORRI”

di Luigi Garlando

Consiglio questo libro perché insegna ad andare avanti e a non mollare mai.

M. A.

STORIA DI CODAROTTA

di Tim Bruno

Consiglio questo libro perchè insegna ad essere forti, amare gli animali e la natura.

M. G.

LA NUOVA DINASTIA

Consiglio questo libro perché è un fantasy; è ambientato nel Medioevo ed insegna a portare a termine un desiderio.

M. G. M.

TALENTI DA FIABA

di Beatrice Masini

Consiglio questo libro perché i protagonisti realizzano un reality molto divertente ma alla fine scoprono che è tutto un sogno.

M. D.

LEGGENDE DELLE REGIONI ITALIANE

di Giovanna De Ghanutz Cubbe

Consiglio questo libro perché è molto interessante, fa viaggiare nell’avventura e fa scoprire le leggende di tutte le regioni d’Italia.

O. C.

NARAN E OYUNA

di Roberto Piumini

Consiglio questo libro perché è molto bello e avventuroso e fa capire che l’unione fa la forza.

P. F.

L’INCANTESIMO

di Maurizio Giannini

Consiglio questo libro perché parla dell’amicizia tra le persone.

S. A.

SIAMO TUTTI SPIE

di Nuccia Resegotti

Consiglio questo libro perché è un giallo avventuroso e in alcune storie tiene con il fiato sospeso.

S. A.

ANNA DAI CAPELLI ROSSI

di Lucy Maud Montgomery

Consiglio questo libro perché amo i racconti avvincenti che parlano di ragazze forti e anche un po’ sdolcinate.

V. D. A.

LE LEGGENDE D’EUROPA

di Giovanna De Ghantuz Cubbe

Consiglio questo libro anche se l’ho trovato troppo lungo. Parla degli antichi Greci e dei loro miti.

V. L.

NATO STRANIERO

di Janna Carioli

Consiglio questo libro perché affronta i problemi dei ragazzi con la famiglia e con la scuola.

V. V.

UN GIORNO AL MUSEO

VISITA AL MUSEO ARCHEOLOGICO DI FROSINONE

 

Martedì 12 gennaio 2016, noi alunni della Scuola media Padre Rodrigo Di Rocco, ci siamo recati al Museo archeologico di Frosinone.

Siamo partiti dalla nostra scuola alle ore 9:20 e siamo arrivati alle 9:50 circa; attraversando una stradina, abbiamo raggiunto la nostra destinazione.

Entrati nel Museo, abbiamo iniziato a fare foto ai reperti; poi abbiamo ascoltato la spiegazione della guida: il primo reperto che ci ha mostrato è stato il chopper: esso è un’arma che serviva per cacciare gli animali durante l’età preistorica. I primi resti dell’uomo, trovati a Frosinone, erano nella località Selva dei Muli. Erano risalenti all’età preistorica, quando l’uomo non era sedentario, non praticava l’agricoltura e l’allevamento. La guida ci ha mostrato i reperti dell’età del neolitico, ad esempio le macine per il grano, i fusi e le fuseruole   per il filo, che veniva arrotolato e intrecciato con il rocchetto. Molti reperti dell’età neolitica avevano delle tracce nere: questo significa che sono stati usati sul fuoco. Tali reperti sono stati rinvenuti nel centro storico di Frosinone attraverso scavi programmati. C’era anche una pentola, chiamata olla, che veniva messa nei luoghi di sepoltura   delle donne.

Siamo entrati in un’altra sala espositiva, Lì abbiamo ammirato i reperti dei Volsci, un popolo che abitava nella nostra provincia prima che vi giungessero i Romani. Nel centro di Latina è stata ritrovata un’accetta sulla quale era scritta il nome del proprietario in alfabeto volsco. Nei reperti dei Volsci l’argilla veniva lavorato con maggiore attenzione e precisione: infatti l’uomo primitivo la lavorava a mano, mentre loro la modellavano, usando il tornio (STRUMENTO DI LEGNO CHE RUOTAVA SU SE STESSO). Un reperto molto interessante è l’antefissa, decorazione su un tempio, unica nel suo genere. Siamo saliti al piano di sopra, dove c’erano i reperti romani; qui c’era una riproduzione dell’anfiteatro romano, dove si svolgevano i combattimenti. Poi c’era una testa di bambino in ceramica, molto rifinita, da sembrare vera.

Successivamente siamo andati nella sala interattiva e abbiamo visto un filmato sull’evoluzione della scrittura. Abbiamo realizzato delle tavolette in argilla con la scrittura antica, in seguito su una lamina di rame e vi abbiamo scritto sopra una parola utilizzando un alfabeto tra quello etrusco, greco o fenicio.

La visita è stata molto interessante e vorremmo ripeterla.

Gli studenti della scuola sec. di I grago "Padre Rodrigo di Rocco"

SCRITTORI DI CLASSE 2: INCONTRO CON L'AUTRICE

“SCRITTORI DI CLASSE 2”. L'INCONTRO CON LA SCRITTRICE SILVANA DE MARI E L'ILLUSTRATORE GIANNI DE CONNO: RIFLESSIONI DEGLI ALUNNI DELLA CLASSE 2 a C

Il giorno lunedì undici gennaio, la scrittrice Silvana De Mari e l'illustratore Gianni De Conno, sono stati ospiti nel nostro Istituto e hanno tenuto un incontro con gli alunni della classe 2a C, della Scuola Secondaria di primo grado “Dante Alighieri”, in quanto vincitrice del Concorso Conad “Scrittori di classe 2” con il racconto “Sulle ali della libertà” avente come tematica il “Viaggio”.

La partecipazione della classe ha dato vita a uno straordinario scambio di idee. I ragazzi con le loro domande hanno aperto discussioni interessanti. Gli spunti ricavati dall'incontro sono stati molto entusiasmanti e hanno lasciato i ragazzi molto soddisfatti.

CENNI BIOGRAFICI DELLA SCRITTRICE E DELL'ILLUSTRATORE

Silvana De Mari è nata nel 1953 in provincia di Caserta e vive a Torino, è specializzata in Chirurgia generale e in Psicologia cognitiva, ha praticato la professione di chirurgo in Italia e in Africa e attualmente si occupa di Psicoterapia. Scrive libri fantasy di straordinario successo internazionale.

Alcune delle opere

L'ultima stella a destra della luna, illustrazioni di Silvia Vignale, Salani, 2000.

La bestia e la bella, illustrazioni di Gianni De Conno, Salani, 2003.

Il drago come realtà, Salani, 2007. Il gatto dagli occhi d'oro, Fanucci, 2009.

La realtà dell'orco, Lindau, 2012.

Il gatto dagli occhi d'oro, Giunti, 2015.

Saga de L'ultimo elfo composta da quattro seguiti L'ultimo elfo, illustrazioni di De Conno, Salani, 2004.

L'ultimo orco, Salani, 2005

Gli ultimi incantesimi, Salani, 2008.

L'ultima profezia del mondo degli uomini, Fanucci, 2010.

L'ultima Profezia del mondo degli uomini - l'epilogo, Fanucci, 2012.

Per l'autrice draghi, elfi, nani, orchi e umani sono uno strumento per parlare di discriminazioni, ingiustizie, persecuzioni e per sottolineare l'importanza di valori come la lealtà, il coraggio e la cavalleria in una lotta continua tra il male e il bene.

Premi

La scrittrice nel 2004 con L'ultimo elfo vince il 48º Premio Bancarellino e il Premio Andersen. Ed altri successivi premi internazionali.

L'ultimo orco ha vinto numerosi premi tra cui il Premio Mulinello 2014.

 

Gianni De Conno nasce a Milano, dove vive e lavora.

Si specializza in cinema d'animazione e scenografia presso la Scuola del Cinema di Milano.

Al lavoro di scenografo affianca successivamente quella di illustratore, prima per riviste e periodici e successivamente per libri, sia per adulti che per ragazzi.

Collabora con i più importanti editori italiani e internazionali ed ha vinto i principali riconoscimenti del settore.

Ha realizzato esposizioni personali e collettive in Italia, in paesi europei, Giappone, Taiwan e Stati Uniti. E' stato Presidente dell'Associazione Illustratori.

 

L'INCONTRO VISTO DAGLI ALUNNI DELLA 2a C “D. Alighieri”

L'incontro con Silvana De Mari, l'autrice dell'incipit che abbiamo scelto per elaborare il nostro racconto “Sulle ali della libertà”, è stato da noi vissuto come un'esperienza meravigliosa, unica e costruttiva.

In poche ore la scrittrice ci ha dato degli insegnamenti che abbiamo molto apprezzato e che sicuramente ci torneranno utili nella nostra vita. La signora ci è sembrata fin dall'inizio una persona molto preparata culturalmente e nello stesso tempo molto umana, simpatica e dotata di un'eccezionale capacità di comunicare con noi ragazzi, tanto che ci siamo sentiti subito a nostro agio.

All'inizio si è molto complimentata con noi per il linguaggio che abbiamo utilizzato nel nostro racconto “Sulle ali della libertà”, in quanto, a suo parere, in alcuni tratti risulta molto poetico; ci ha detto che alcune parti, compreso il titolo le manterrà nel suo libro, pur dovendo modificare e aggiungere altri particolari alla traccia e questo ci ha reso felici perché testimonia che il nostro lavoro è stato molto apprezzato.

Ci ha colpito molto l’interessamento della scrittrice ad un tema particolare, quello della morte. Ce ne ha parlato quando le abbiamo chiesto cosa l’avesse spinta a scegliere il nostro racconto tra gli altri nove finalisti. La sua risposta è stata semplice: ci ha detto che, nonostante la nostra giovane età, siamo riusciti a trattare molto bene un tema molto difficile, che lei adora e di cui parla spesso nei suoi libri, ovvero la morte. All’inizio siamo rimasti stupiti da queste sue parole, ma poi ci ha spiegato che nel corso della sua vita è stata toccata dalla morte, precisamente quando sua madre morì e quando il povero marito ha avuto un infarto. C’è stato anche un altro motivo che l’ha portata a scegliere il nostro racconto: leggendo attentamente le nostre frasi ha notato che dietro ad ogni parola c'era la voglia di scrivere, di comporre qualcosa che potesse piacere. Poi ci ha spiegato come ha sviluppato il nostro racconto per farlo diventare un libro. Abbiamo ascoltato con molto piacere dalla sua viva voce anche la lettura della parte finale del libro.

Alla domanda: “C'è sempre qualcosa di autobiografico nei racconti di una scrittrice, lei ha risposto che quando uno scrittore compone i suoi libri, mette sempre dei tratti della sua personalità; lei stessa infatti ha dato il suo cognome “De Mari” ad uno dei protagonisti del libro che ha scritto ispirandosi al nostro racconto, Adalberto di Macinaggio, perché la sua famiglia è originaria della Corsica, come il personaggio della storia.

Nel corso della conversazione abbiamo potuto apprezzare i vari consigli e insegnamenti della scrittrice.

Ci ha consigliato di programmare da subito la nostra vita, perché il tempo passa in fretta e una volta passato non si può più tornare indietro; ci ha detto addirittura di decidere fin da ora cosa vogliamo che sia scritto sulla nostra “lapide”, nel senso di vivere bene la nostra vita per lasciare impresso un buon ricordo di noi. In modo simpatico ci ha detto: “Anche voi prima o poi morirete”, invitandoci a goderci ogni giorno della nostra vita. Ci ha consigliato di non arrenderci mai, neanche di fronte alle più grandi difficoltà, portandoci l'esempio di Thomas Edison, che dopo 127 tentativi riuscì ad inventare la prima lampadina. In seguito ci ha spiegato che lui non aveva fallito 126 volte, aveva solo trovato 126 geniali modi per non accendere una lampadina. E così fece anche lei: decise che al centoventisettesimo tentativo si sarebbe arresa e, dopo ottanta tentativi e dodici anni di rifiuti da parte delle case editrici, riuscì a pubblicare il suo primo libro, che riscosse grande successo e da lì iniziò una lunga serie di grandi successi. Portandoci questi esempi, ci ha voluto dimostrare che non bisogna mai mollare e che se una cosa la vogliamo dobbiamo lottare fino in fondo.

Ci ha consigliato di leggere e di scrivere molto, perché queste attività stimolano il nostro subconscio, che diviene così il motore di tante idee e spunti per elaborare un testo. Quando le abbiamo chiesto come fosse nata la sua passione per la scrittura ci ha colpito la sua frase: “I libri sono amici che non tradiscono mai”. Tale concetto era maturato in lei quando da piccola traslocava spesso a causa del lavoro del padre e molte volte si ritrovava sola in casa con sua sorella più grande che però preferiva “parlare con gli scarafaggi” piuttosto che con lei. In quei momenti lei si ritirava nel suo mondo e leggeva. I libri erano sempre lì, pronti a soccorrerla nel momento del bisogno: aveva degli amici che non la tradivano mai. Passava così molto tempo a leggere e decise che da grande sarebbe diventata una scrittrice.

Noi ragazzi pendevamo dalle sue labbra, afferrando ogni parola del suo discorso, parlava con una naturalezza che ancora adesso non riusciamo a dimenticare.

Abbiamo rivolto delle domande anche all'illustratore che ci ha parlato della sua passione per l'arte. Lui ci ha raccontato che da ragazzo ha studiato in Conservatorio oboe, dopodiché ha cominciato a studiare scenografia e si è trovato a dover scegliere tra le sue più grandi passioni: l'arte e la musica. Scegliendo la prima, ha cominciato a diventare un bravissimo artista ed eccolo qui a disegnare un libro per noi.

Ci ha confidato un suo segreto: quando gli viene commissionato di illustrare un libro, non vuole sapere l'opinione dello scrittore, ma preferisce interpretare da sé il racconto.

Ci ha mostrato anche alcuni suoi capolavori e due delle illustrazioni inserite nel libro “Sulle ali della libertà”.

Da questo incontro abbiamo imparato molto e speriamo che la nostra professoressa Monica Raponi ci iscriva presto ad altri concorsi per apprendere sempre cose nuove, ma soprattutto per vivere nuove esperienze coinvolgenti e gratificanti come questa.

Ringraziamo la nostra insegnante perché ci ha offerto un'occasione di crescita sia umana, perché lavorando in squadra ci siamo sentiti molto uniti, sia culturale perché abbiamo appreso concetti nuovi sia durante la stesura del nostro racconto sia attraverso l'incontro con la scrittrice e l'illustratore, ma soprattutto ci ha insegnato che impegnandoci si possono realizzare molte attività interessanti insieme. Anche se conosciamo la nostra insegnante solo da quest'anno, ci siamo molto affezionati a lei che in poco tempo ci sta facendo diventare alunni migliori e sempre più istruiti. Grazie mille, professoressa, da tutta la classe 2aC. Non possiamo dimenticare, infine, di ringraziare il Conad di zona per il ricco e gustoso buffet offerto alla nostra classe.

La classe 2a C

Per scaricare le riflessioni: QUI (pdf, 22 Kb)​

Per scaricare il racconto: QUI (pdf, 2.29 Mb)

CARTA, PENNA E CALAMAIO

 

MERCOLEDI’ 25 E VENERDI’ 27 NOVEMBRE 2015, PRESSO L’ISTITUTO COMPRENSIVO ISOLA DEL LIRI, SI E’ TENUTO UN DOPPIO APPUNTAMENTO CON DUE ESPERTI: LA DOTT. SSA LAURA  CRISTINI E IL  SIG. FRANCO TAGLIONE.
TALE INCONTRO E’ STATO INSERITO DALLE INSEGNANTI DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO ALL’INTERNO DEL PROGETTO SULLA CARTA E IL TERRITORIO, CHE PORTEREMO AVANTI NEL CORSO DELL’ANNO.
LE CLASSI PRIME  HANNO  INCONTRATO GLI ESPERTI  NELLA PROPRIE SEDI: SCUOLA MEDIA EX BAISI, SCUOLA MEDIA EX DANTE ALIGHIERI AD ISOLA DEL LIRI, SCUOLA MEDIA PADRE RODRIGO DI ROCCO , A CASTELLIRI.
IL PROGETTO  TERMINERA’ CON IL VIAGGIO D’ISTRUZIONE CHE PREVEDE  LA VISITA DEL MUSEO DELLA CARTA DI SUBIACO , DOVE TROVEREMO IL PRIMO ESEMPLARE DI LIBRO STAMPATO IN ITALIA NEL 1500.
 

LA DOTT. SSA CRISTINI , ATTRAVERSO DELLE SLIDE PROIETTATE ALLA LIM, CI HA TENUTO UN’INTERESSANTE LEZIONE SULLA STORIA DELLA PERGAMENA,SULLA SUA PROVENIENZA E SUI PROCESSI CHE LA RENDEVANO ADATTA ALLA SCRITTURA. SECONDO LO STORICO VARRONE , A PERGAMO DAL RE EUMENE SAREBBE STATO INVENTATO QUESTO MATERIALE NEL SECONDO SECOLO A.C.. SIAMO RIMASTI SORPRESI NELLO SCOPRIRE QUANTI SIANO I PASSAGGI NECESSARI A RENDERE  PULITA E BIANCA  LA  SUA SUPERFICIE . IL VELLO DEGLI ANIMALI DOVEVA SUBIRE TANTI TRATTAMENTI PRIMA DI POTER ESSERE UTILIZZATO. LA PELLE DI PECORA E DI CAPRA ANDAVA CONCIATA E LAVORATA A LUNGO. L’INSIEME DEI FOGLI DI PERGAMENA COSTITUIVA IL CODEX, CHE RAPPRESENTA LA PRIMA FORMA DI LIBRO NELLA STORIA. LA DIFFICOLTA’E LA LUNGHEZZA DEI PROCESSI DI LAVORAZIONE HANNO  RESO NECESSARIO  NEL CORSO DEL TEMPO TROVARE ALTRI SUPPORTI OLTRE AL  PAPIRO, QUALI  STRACCI DI LINO, COTONE E CANAPA, CELLULOSA,  ADATTI A FABBRICARE LA CARTA IN MODO PIU’ ECONOMICO E VELOCE.

 

IL SIG. FRANCO TAGLIONE  E’ INTERVENUTO AL TERMINE DELLA LEZIONE SULLA PERGAMENA E CI HA SPIEGATO I FONDAMENTI DELLA CALLIGRAFIA, L’ARTE, CIOE’ DI TRACCIARE LA SCRITTURA IN FORMA ELEGANTE E REGOLARE. CI HA MESSO IN GUARDIA DALL’ABBANDONO DEL CORSIVO, INVITANDOCI A FARE DEGLI ESERCIZI QUOTIDIANI  DI SCRITTURA ORNATA .
LA SUA RIFLESSIONE PIU’ SORPRENDENTE PER NOI E’ STATA QUELLA RELATIVA ALL’ACCORDO TRA INTERIORITA’ E SCRITTURA: SE C’E’ ARMONIA TRA MENTE, CUORE E MANO ,LA SCRITTURA SARA’ BELLA  IN QUANTO ESPRESSIONE DI QUESTA ARMONIA. CI HA SPIEGATO CHE QUANDO LUI LAVORA  O TIENE CORSI DI SCRITTURA, UTILIZZA COME SOTTOFONDO LA MUSICA CLASSICA.
HA INFINE CONSEGNATO AD OGNUNO DI NOI DEI FOGLI DI SCRITTURA ORNATA SUI QUALI LUI AVEVA GIA’ SCRITTO I NOSTRI NOMI. A RICORDO DELLA LEZIONE HA SCRITTO UN AUGURIO DI BUON NATALE ALLA LAVAGNA CHE PRONTAMENTE ABBIAMO CERCATO DI COPIARE.
GLI ESPERTI HANNO INFINE RISPOSTO ALLE NOSTRE DOMANDE E, DOPO CIRCA DUE ORE DALL’INIZIO DELLE LEZIONI, CI HANNO SALUTATO E INCITATO ALLO STUDIO E ALLA CURA DELLA SCRITTURA.

Gli studenti

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